In generale nella vita

La semina

La settimana scorsa, in una calda sera in cui la città era deserta, e l’unica mia consolazione era il ventilatore regalo del mio amico Antonio, cazzeggiando su Youtube mi sono imbattuta in una intervista che Donatella Versace rilasciò a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” nel marzo 2018.

L’intervista era un susseguirsi di ricordi della stilista, e della difficoltà nel raccogliere il testimone lasciato dalla prematura scomparsa del fratello Gianni, colui che aveva traghettato il brand in una dimensione internazionale.

Nel corso dell’intervista, la mia attenzione si è soffermata su di un particolare svelato dal conduttore e confermato dall’ospite, ovvero di come una creazione della casa di moda contribui’ (seppur indirettamente) alla nascita di Google Immagini.

Anno 2000, cerimonia di premiazione dei Grammy Award. Una allora sconosciuta Jennifer Lopez, si presento’ sul red carpet con un abito verde, chiamato il Jungle Dress, che lasciava poco spazio all’immaginazione, e poca speranza alle donne comuni di poterlo indossare.

Jungle Dress by Donatella Versace.

A seguito di quell’apparizione:

  • la carriera di Donatella Versace si affranco’ dalle orme del fratello perduto, lanciandola nell’Olimpo dei Grandi.
  • la cantante si affranco’ dalla fama dell’allora compagno Puff Daddy e divenne quella che noi conosciamo come J. Lo.
  • il vestito si guadagno’ una pagina su Wikipedia.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Vestito_verde_Versace_di_Jennifer_Lopez
  • le ricerche dell’abito diventarono così frenetiche su internet,
    le più numerose da quando il motore di ricerca venne fondato, che quei geniacci di Google capirono che le foto dovevano essere immediatamente ritrovabili dagli utenti e
    crearono Google Immagini.
  • da qui nasce il detto ” Chi di verde si veste, di sua beltà si fida.” *

Ad essere onesta, non ho creduto a quest’ episodio, e mi sono documentata prima di scriverne. Le note di colore sono belle, ma un fondo di verità ci deve essere, senno’ perdono colore, con l’andare del tempo, come i semi perdono forza, se non vengono innaffiati, e gli abiti non tengono, se i bottoni non sono cuciti bene.

Questo dettaglio, il caldo di questa estate in cui sono stata apparentemente ferma mi ha riportato indietro al mio inverno passato a Marsa Alam, nel 2010- 2011. Il mio capocentro dell’epoca, Daniele, una persona lungimirante, che sapeva guardare oltre, i cui insegnamenti di vita snocciolati a colazione conservo ancora nella mia mente, mi aiuto’ nel creare una cassettina per i libri, una sorta di book crossing in villaggio.

Le richieste erano tante, i libri che avevamo a disposizione erano pochi, e noi dello staff sopravvivevamo con i giornali di gossip che ci lasciavano gli ospiti, o con i libri letti durante la vacanza. Parliamo di settimane in cui il tempo per stare su internet era poco, o quando si riusciva a scrivere la linea non era sempre disponibile e soprattutto funzionante, per cui veniva centellinata per le emergenze vere.

Una mattina mi arrivo’ fra le mani la cassettina in legno, un grosso scrigno, fatta dallo scenografo. Dai Elena, tu che hai studiato pensa ad una frase per invogliare gli ospiti a lasciarci i libri- sospetto che in realtà nessuno volesse sbattersi e mi avessero blandito per non pensare, ma tant’è, io mi faccio corrompere con poco. Scelsi allora, modificandola, una frase tratta da una canzone di Sting: ” If You Love Somebody Set Them Free”, che sulla cassettina divenne: ” Se ami i tuoi libri lasciali andare.”

La cassettina venne posizionata nella reception del Dream, in una nicchia vicino all’Ufficio Asssistenza. Io passavo tutti i giorni per controllare speranzosa se e cosa fosse stato lasciato, come si fa con una pianta. I primi giorni furono un susseguirsi di Harmony, Topolino, giornaletti. Poi piano piano arrivo’ l’artiglieria vera. Camilleri, Fabio Volo per la gioia degli animatori, qualche giallo, Rosamund Pilcher, i libri da spiaggia.

I primi di gennaio del 2011 mi dissero che avevo finito la mia stagione invernale, e dovevo rientrare in Italia. Il giorno in cui partii trovai nella cassettina “Karma Pesante” della Bignardi e “Middlesex” di J. Eugenides. Me li presi, e Karma Pesante me lo lessi piangendo durante il volo di ritorno. Ad oggi, restano fra i miei libri preferiti. Quel giorno ero triste, non volevo rientrare, stavo bene con tutti, ma alle volte si obbedisce senza fiatare. Mi feci promettere che avrebbero avuto cura della cassettina, per favore controllate che non mettano porcherie, mi ero fatta promettere da Matteo.

Tornata in Italia trovai lavoro in un’agenzia di eventi, e fu l’inizio della mia seconda carriera lavorativa, anche se il dover stare l’estate a Torino mi faceva soffocare. Il caso volle che tornassi a Marsa dagli amici per qualche giorno di sole e mare.

Quando entrai in reception, rimasi stupita. La mia cassettina era diventata una biblioteca, vera e propria, che occupava due pareti dell’angolo destro della reception. C’erano gli scaffali, i libri erano puliti ed in ordine. I titoli erano vari, autori internazionali, ricordo di aver letto “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” .

Il seme era stato innaffiato molto meglio di come avrei saputo fare io, ed era diventata una bellissima pianta.

Perchè non sempre sappiamo come va a finire.

Si crea un abito, e si rivoluziona il web.

Metti insieme due pezzi di legno, costruisci una scatola, ci appiccichi un foglio plastificato, e ti ritrovi una biblioteca.

Mi correggo, quasi mai sappiamo come va a finire, pero’ da qualche parte, bisogna pure cominciare.

Perchè per fare tutto, ci vuole almeno il primo passo.

*questa non e’ vera, ma la sono inventata, ma ci stava bene.

La foto di copertina ritrae la Biblioteca “El Ateneo”, a Buenos Aires, scattata durante il mio viaggio nel giugno 2018.

Un commento

  • Elena

    Accidenti quanto sei portatrice sana di buon umore! Brava! Oggi benché estate, lo dimostrano le temperature, il cielo ha assunto le 50 sfumature di grigio. Mi hai fatto proprio tornare il sole! Complimenti per la biblioteca!!

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