L'alfabeto ai tempi del Covid

A di Affetti Stabili

Lo so che siamo quasi al termine della fase 2. E che da lunedì, se nulla cambia, potremmo ritrovare (ma non riabbracciare) gli amici.

Amici che molti, come me credo, hanno erroneamente incluso nel calderone sdoganato dal termine “affetti stabili”.

Se con questo termine, infatti, si credeva di aver circoscritto il problema, si è creduto male, come cercare di dare forma ad una goccia con uno stuzzicadenti.

Perché il Governo ha prontamente smentito, gli amici NO, non sono affetti stabili.

Con buona pace mia, che mi ero auto- invitata a casa di tutti quelli che conoscevo, peraltro, e che sono stata prontamente smentita dal nostro Giuseppi non appena ho pubblicato il mio post.

Pertanto, gli affetti stabili sono stati nonni, genitori vari, fratelli e sorelle, coloro fra i quali esiste un legame affettivo stabile, fino ai cugini di sesto grado, a quanto pare, e chissà chi li conosce, poi.

Fidanzati apriamo parentesi, fidanzati con promessa di convivenza, promessi sposi, o magari frequentazioni che sono cominciate prima del lockdown chiusaparentesi, la cui speranza di futuro è stata messa a dura prova da una clausura obbligatoria, e quantomeno controllata?

Tutto quello sopra, sicuramente. Purché si stia nella stessa regione. E buon pace con il cuore che batte, che a quella ragione ha dovuto momentaneamente sottostare.

Mi sono perciò adattata, come tutti direi. Però ci ho pensato, come dicevo, al termine di affetti stabili. In senso generale del termine, dei due termini. E mi sono chiesta, in tutti questi giorni “Chi sono (invece) gli Affetti Stabili per noi?

Sono quelli che ci sono sempre. Per quello sono stabili.

Perché poggiano entrambi i piedi, quando si fermano.

E così stando, saldi, ci offrono l’appoggio che cercano le mani sulle ginocchia al termine della corsa.

Sono l’orecchio che ci ascolta durante le telefonate, anche se con l’altro ascoltano il figlio che urla nell’altra stanza. Sono l’occhio che ci sorride dallo schermo del pc, mentre con l’altro fanno il planning della settimana per i colleghi.

Se fossimo in chimica, parleremmo di un composto di due o più elementi secondo un ben definito rapporto quantitativo. E la composizione che caratterizza ciascun composto deve essere costante, quindi stabile, mi raccomando.

Se fossimo meteorologi, parleremmo di una condizione che non deve subire variazioni.

Se fossimo tintori, diremmo che una stoffa è stabile se non sbiadisce facilmente

Se fossimo degli economisti, diremmo che un fatto è stabile se, dopo essersi allontanato, tende a tornare (ma sicuri che stiamo parlando di economia?)

Se fossimo dei linguisti, diremmo che stabile è una cosa destinata a durare nel tempo. Non lo so pero, non concordo tout court su questo punto, io dovunque sia andata, in qualunque posto abbia vissuto, in qualunque ufficio mi sia seduta, ho cercato degli affetti stabili a cui rivolgermi. A volte li ho portati con me, a volte è rimasto il ricordo di quella penna regalata perché scriveva bene, ma chissenefrega, dopotutto.

Però non siamo niente di tutto questo, siamo solo degli italiani che si chiedono che cosa accadrà dopo, e come modificheremo la nostra vita, e lo smart in tutti le sue forme sarà quella (forma) a cui ci dovremo adattare con più rapidità?

Ma per quanto mi riguarda, sapete che ho capito?

Che gli affetti stabili sono quelli con cui abbiamo fatto le videochiamate a qualunque ora del giorno, che ci hanno visto con gli occhi cisposi a colazione, con cui abbiamo mangiato virtualmente le lasagne che mamma’ ci ha lasciato in fondo alle scale, con cui abbiamo fatto la merenda delle 4, e che il giorno dopo, sempre alle 4 ci hanno chiesto di bere un bicchiere di vino perché il tempo di merda rendeva tutto più difficile. Sono quelli a cui abbiamo screenshottato via wazzap i visi resi deformi dalla connessione ballerina mentre addentavano una patatina, sono quelli a cui non abbiamo avuto timore di presentarci con il golfone della nonna e la ricrescita. Sono quelli di cui non temiamo il giudizio anche si ci vedono schiantati nel letto, con il cuscino sprimacciato e la faccia scazzata.

E non da ultimo, sono quelli a cui ricordiamo che alle 19.45 circa parla Conte.

Amici come prima

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