In generale nella vita

Fatti una domanda, datti una risposta.

Da sempre, sono una persona che si pone molte domande. Praticamente su tutto. E penso molto, prima di prendere una decisione.

Penso, ripenso, disfo. Faccio tutto da sola. Parlo da sola, che per me è un modo di fare una spunta mentale delle cose. Non faccio liste. Uso il cervello, da sempre la parte del mio corpo che tratto meglio. Lo alleno, lo spremo fino a che non ne può più.

Mia madre dice che penso troppo, penso sempre, e non smetto di pensare neanche di notte. Diceva sempre che dalla stanza accanto poteva sentire il rumore delle rotelle del mio cervello in azione, per questo il mattino mi alzavo più stanca di prima.

Le domande che mi pongo riguardano decisioni sul lavoro. In genere chiedo a mio padre, ma ad un certo punto lui mi dice che “Devo sapere io” forse perché in fondo quello che faccio, non lo capisce manco lui.

Le domande che mi pongo però spaziano un po’ su tutto, dal “chissà che tempo farà oggi?”

“Chissà’ se Filippo di Edimburgo è vivo oppure lo hanno ibernato?”

“Ce la faro’ anche io a vincere un BEA, prima o poi?”

Al termine di un evento, era il dicembre 2016, io e Clelia eravamo di rientro da Milano sul treno per Torino. Lei mi regalo’ una Moleskine nera, aveva fatto una scappata in stazione Centrale perché le avevo detto che avrei dovuto comprarmela per l’anno nuovo. Su quell’agenda, mi appuntai una frase che mi aveva detto poco prima. Non smettere mai di farti domande, le risposte già le hai. Sara’. Io a ‘sta storia non ci ho mai creduto (di avere le risposte, intendo).

Eppero’ è sbagliata

Nel mio lavoro, nei villaggi prima, negli eventi dopo, sono stata sottoposta ai quesiti più disparati, e le risposte, che le sapessi o meno, le dovevo dare. Se non ci arrivavo da sola, chiedevo aiuto a chi era lì da più tempo di me, o ai mezzi informatici.
Ma non sempre le mie risposte piacevano, e pertanto molto spesso non venivano ascoltate.

D: “A che ora sale la marea?”

R: ” Consultate il foglio delle maree, prima di uscire in acqua.”

D: ” Si certamente, stai tranquilla”

E dopo tre ore, dovevi mandare uno dei tuoi zanziberini che li riportasse indietro perché la loro barca era rimasta in secca.

D: ” A che ora apre il ristorante per la colazione?” Noi partiamo presto, a quell’ora chi ha fame, per carità, ma almeno un the’ caldo per non partire a stomaco vuoto.”

R:” Non vi preoccupate, apriamo prima il ristorante”

E ti spazzolavano il buffet come non ci fosse un domani. Manco le briciole restavano, pensa se avessero avuto fame

Ho sempre pensato che non esistano domande stupide. Che chi te le fa, ti investa, per caso o perché si fida, di una sorta di conoscenza – superiore alla sua– per avere una risposta e colmare i suoi dubbi.

Ma esistono anche le domande stupide. Se a volte fanno ridere, la maggior parte delle volte, fanno invece più piangere di una cipolla tagliata, di un ginocchio sbucciato, di un film commovente.

Piangere dentro, intendo. Perché chi le fa ti tira giù al suo livello, per vedere se lì in fondo, nel fondo dei cretini, ci può stare qualcun altro, oltre a sé stessi, perché la solitudine fa paura sempre, ed è meglio essere cretini in due. Il peso se portato su due schiene è più leggero.

Come detto, uso il cervello. E se non so, mi documento. Invento poco, perché poi mi incasino da sola, e non so come uscirne. Ma uso l’ironia, quella si’ che non tutti la capiscono.

D: ” Ma scusa, se mi scappa la pipì e sono in jeep, posso scendere a cercare un bagno? Perché nella savana ci sono i bagni, giusto?”

R: “Certo, la savana pullula di bagni.”

La ragazza non si aspettava una risposta simile, mi ricordo l’espressione. Cara mia, se per un momento ti ho dato l’idea che potessi stare sul fondo con te, hai sbagliato.

Ti lascio la mano, mi guardo intorno un’ultima volta, do’ un colpo di pinne, e risalgo in superficie.

Il fondo dei cretini sarà sicuramente più divertente, ma proprio non fa per me.

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