In generale nella vita

Il navigatore

Sono una persona dotata di scarso senso dell’orientamento.

Dicono che sia tipico delle donne, ma io non ci credo, perché le mie amiche si orientano benissimo.

Io sono capace di perdermi a Torino, o comunque di dover ricorrere ad un aiuto (dalla banale indicazione del passante fino al navigatore) per ritrovare la strada.

Sono figlia di quella generazione che usava gli stradari in carta. Neopatentata, mio padre me ne diede uno da tenere in macchina. Credo che fosse aggiornato al ’15-’18, e comunque i cantieri di Torino non erano certo di aiuto, specialmente quello eterno in Corso Principe Oddone, che ha accompagnato con orgoglio tutta la mia carriera universitaria, ed oltre, allungando sempre più il mio viaggio verso la città.

All’estero guido la macchina con più scioltezza, ma credo derivi dal fatto che sono più attenta, trovandomi in un Paese straniero, dovendo a volte ingegnarmi per chiedere indicazioni.

Memorabile fu quando a Rodi, estate 2013, credendo di essere arrivata sulla giusta strada per la valle delle farfalle, mi ritrovai in mezzo ad un campo dedicato alle esercitazioni militari, con tanto di filo spinato.

A Creta, qualche anno dopo, sbagliai strada perché seguii le indicazioni per l’aeroporto, che però si rivelo’ essere quello di Chania, dalla parte opposta di dove dovevo andare io. Ma a parte il problema dell’aver sprecato benzina in un ‘estate in cui la benzina scarseggiava, fu divertente ritrovare la strada di casa.

Da un po’ di tempo a questa parte, cerco di limitare l’uso del navigatore, perché mi impigrisce ed abbassa la mia soglia dell’attenzione. In particolare quando vado a piedi.

Mi è capitato lo scorso anno, a Ciutadella, la città di Minorca che mi ospitò inaspettatamente per non ricordo più quanti, forse dodici quindici giorni?

Cattedrale di Ciutadela

Sarà stato il caldo, oppure il fatto che io vagassi quel pomeriggio con le bottiglie di acqua nello zaino, le scarpe da ginnastica e le calze di spugna ai piedi per esercitarmi per il Cammino di Santiago, sarà stato il mio umore non proprio alle stelle, anzi direi sottoterra- per un anno che fino a lì definire brutto sarebbe stato un complimento- ma all’improvviso ecco che fui distratta da due ragazzi che usavano con spavalderia il navigatore pure nel centro della città. Gia’ mi sembrava che ci fossero arrivati, nel Centro, ma evidentemente non bastava e non erano contenti, ed ecco che vicino alla Cattedrale, in mezzo alle Minorchine ed alla pelle sporca di sabbia e crema solare, sentii dire, a pieni polmoni, quelli del navigatore: “FRA VENTI METRI, GIRARE A SINISTRA.”

Quella voce mi lasciò un po’ perplessa. Se usassimo tutti un navigatore, nella nostra vita vera, sempre e tutti i giorni, arriveremmo a destinazione come se seguissimo il nostro istinto?

Il navigatore è uno stradario 2.0, ma come il mio non poteva prevedere i cantieri che spuntavano come funghi, anche questo modello dei giorni nostri ci evita tutte le buche, oppure deve essere in costante aggiornamento? Dobbiamo stare anche noi con le mani dietro la schiena ad osservare l’andamento dei lavori?

Il navigatore sceglie una strada per noi, per farci arrivare prima, risparmiare tempo, sudare meno, arrivare in orario. Il navigatore ci porta dal punto A al punto B, evitando i rallentamenti (anche se ci fa pagare i pedaggi).

E quando sbagliamo strada ricalcola il percorso, e ci trova l’alternativa, la strada meno frequentata, che però guarda caso porta nello stesso posto.

Io sono della scuola che nelle città si debba perdersi, perché resta il modo migliore per orientarsi.

Io sono della scuola che anche se sbagliamo strada possiamo sempre alzare il volume, continuare a guidare e guardare fuori dal finestrino, chissà magari becchiamo anche un tramonto così, che male non fa.  

5 commenti

  • Paola

    Ciao Baudy, bello che tu proponga il cammino in questi giorni, ieri era San Giacomo. Conta sempre molto la direzione ed è nella nostra possibilità di scegliere, la modalità riguarda il proprio stile che può evolvere con la crescita personale. Anche fermarsi fa parte di questo.
    Buen Camino.
    Paola

  • Donatella

    Bello baudi, io non vivo più senza ma è vero che impigrisce e la seconda volta non ci sai arrivare senza perché non hai memorizzato nulla

  • Nadia

    Quanto vorrei perdermi ancora a Chania e trovarmi in quel tramonto unico….la mia paura è che adesso rischio di trovarmi a Mirafiori in un attimo senza rendermene conto
    Anche io sono figlia degli stradali cartacei che regalavano con le Pagine Gialle, e non so come ma riuscivo a trovare tutte le vie in ordine alfabetico…Tavola 34-D9….e non mi perdevo
    Grazie Elenina io nel dubbio….abbasso il finestrino…..Parakalo’

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