In generale nella vita

Errare humanum est

Non credo alle frasi come “se tornassi indietro, rifarei tutto uguale.”

In genere a queste frasi fatte segue un coro di applausi, e poi si continua “tutte le esperienze mi hanno portato ad essere la persona che sono” e via dicendo con tutta la retorica del caso.

Se tornassi indietro, e rifacessi tutto uguale, sarei una cretina.

Se tornassi indietro, per esempio mi farei furba e non mi bucherei il sopracciglio per farmi il piercing.

Se tornassi indietro, metterei la crema sulle smagliature e cercherei di stare più lontana dal monitor del pc, se ci vedo poco, è per questo motivo.

Se tornassi indietro, quella volta in gita, quando quel ragazzo così bello del liceo, o almeno così bello per me, mi disse: “hai proprio delle belle scarpe”, presa dall’ emozione di un complimento da parte sua, non mi toglierei la scarpa dal piede (perché si, le stavo indossando, ed ovviamente le avevo tenute ai piedi tutto il giorno per camminare fra le strade amalfitane) per fargliela vedere più da vicino (la scarpa). Lui la prese in mano (sempre la scarpa), esterrefatto, imbarazzato e sorpreso al tempo stesso, non disse nulla, la guardo’ e me la (ri) porse. Ed io, #serenacomevenezia, me la rimisi al piede.

Ovviamente quel ragazzo per me rimase bello, assolutamente (e dopo quel gesto ancora più ) irraggiungibile, e la scena rimane nella top ten delle mie figure di merda di sempre.

frase trovata su di un muro a Milano

Se tornassi indietro, a volte frenerei il mio entusiasmo, perché se si scontra contro chi di entusiasmo è privo, ci sono due soluzioni: o si riesce a contagiarlo, ma questa è un’operazione che richiede tempo, ed il risultato finale è trovarsi spesso come una pila succhiata, oppure si rischia di essere trascinati giù.

Barcellona, settembre 2016.

L’agenzia per cui lavoravo era incaricata (da parte del cliente radiofonico), dell’organizzazione della trasferta per seguire il concerto che Lady Gaga avrebbe dovuto tenere nella città catalana.

Concerto che però venne annullato, come del resto tutto il tour, causa un malessere della cantante.

La notizia della cancellazione arrivo’ quando ormai i dettagli del week -end stavano prendendo forma.

Perchè questo è, almeno per me, fare gli eventi. Mettere insieme tanti pezzi di colori diversi, e sperare che cucendoli tutti insieme, i colori non cozzino, e soprattutto che le cuciture tengano.

In ogni caso, il cliente decise comunque per la trasferta anche senza concerto, il programma venne modificato per dare più tempo libero in città il sabato pomeriggio, seguito da una cena  a base di tapas.

La domenica, spazio per un piccolo tour culturale, ed infine il rientro in Italia.

Il tempo libero diede la possibilità a tutti di fare shopping, andare per musei, bere sangria, comprare ricordini.

L’appuntamento era davanti al locale di tapas.

Le prime ad arrivare furono una coppia di ragazze, che certamente erano le più grandi del gruppo, ma anche le meno “vistose”.

In particolare, una delle due mi aveva colpito perchè aveva raccontato che viveva  a casa con la mamma malata, e si capiva subito che non era il tipo di quelle che raccontano bugie: capelli  e vestiti trasandati, un’aria malinconica, denti poco curati e sorriso triste.

Una parte di me è attratta da queste persone che vorrebbero, ma non possono, e mi viene da scuoterle, per dire “si, anche tu puoi” ma poi alla fine io cosa ne so della loro vita, ed allora lo nascondo sotto l’entusiamo nel pormi di fronte a loro, perchè in fondo la cristalleria è altra cosa rispetto all’ essere umano.

La coppia di ragazze era davanti a me, ad aspettare diligente che tutti i ritardatari arrivassero.

Piena del mio entusiasmo, chiesi alla ragazza se avesse comprato qualcosa:

“Si, ho comprato un paio di calamite, una è bellissima, con scritto Love Barcellona”

“ Bene, dai, fammela vedere!”, insistendo come un bambino (io).

E mentre gli altri mi mostravano fieri vestiti e cazzate varie che avevano comprato, lei tirò fuori un sacchetto di carta, di quelli in cui si avvolgono le caramelle, cercando la calamita.

Ma la calamita trovo’ il selciato, e si ruppe in due punti. Esattamente a metà. LO VE Barcellona. E no. Ecchecazzo, rompiti almeno in mille pezzi, no?

Non darmi l’illusione che ti possa rimettere a posto, perchè tanto la crepa la vedo.

Io ero mortificata. Mi sarei mangiata una merda, il mio entusiasmo si era sgonfiato.

Lei mi guardò e mi disse con aria sconsolata “Non si devono fare queste cose quando si è stanchi”.

La scena mi ricordo’ mia madre che raccontava di quando, andando in gita a Murano, aveva portato a casa, conservandolo con estrema cura, un cavallino di vetro. Presa dall’ entusiasmo nel mostrarlo a mia nonna, inciampo’ nel gradino che portava alla cucina, cadde e ruppe il cavallino.

Se l’ostacolo ti si para davanti, devi essere pronto a saltarlo, altrimenti ti fai male.

Entrammo al ristorante, e la cena filo’ liscia. Il giorno dopo la ragazza era una fra le poche che decise di partecipare al tour per le strade della città.

Io mi accodai al gruppo, fermandomi in tutte le bancarelle per trovare un’altra calamita LOVE Barcellona, mi ritenevo responsabile di quell’ espressione sconsolata, e come al mio solito, avevo perso una buona occasione per tacere.

Dopo quasi 3 ore, stremata dai tentativi, comprai la calamita più simile alla LO VE che trovai: la sagrada Familia con un cuore rosso come sfondo.

Quando gliela regalai, mi disse solo “Grazie”, niente altro.

Mi ricordo la sensazione di esserci rimasta un pò male. Anzi togliamo un pò. Proprio male.

Sicuramente mi aspettavo più entusiasmo.

Ma i ringraziamenti spesso non si manifestano, anche se sono sentiti. Se si fanno le cose, bisognerebbe imparare a non aspettarsi nulla indietro.

Sul volo di rientro, lei era seduta come i ragazzini in gita, con le ginocchia sul sedile, ad ascoltare rapita un altro ragazzo che faceva battute, lamentandosi ironicamente che non aveva potuto assistere al concerto di Gaga.

Mentre mi stavo assopendo, senti’ lei che diceva “Ma io sono già contenta così, anche se non ho visto il concerto, è stato comunque un bel week-end.”

Quella frase detta a mezza voce, nonostante la calamita rotta LO VE, ed un’ altra regalata da una sconosciuta, mi fecero pensare che mi ero ovviamente sbagliata, e che quella volta un po’ del mio liquido entusiasmo era trapassato per osmosi, e mettendoci questa volta meno tempo di quanto potessi immaginare.

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