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L’insostenibile leggerezza?

Nel 2001 sostenni l’esame di maturita’, o esame di stato che dir si voglia.

I mesi che precedettero quel giugno furono per me la scoperta di Italo Calvino, la cui lettura si inframezzava ad un periodo che si sarebbe preannunciato di “studio matto e disperatissimo”.

Dopo il “Barone Rampante”, il “Visconte Dimezzato”, “Il Cavaliere Inesistente”, mi imbattei nelle “Lezioni americane”, *un ciclo di lezioni che lo scrittore preparo’ in vista di una Sua visita presso l’Università di Harvard, ma che non tenne mai causa una prematura dipartita.

Scelsi così di improntare la mia tesina finale per l’esame sulla leggerezza, a cui lo scrittore aveva dedicato la prima lezione.

E di leggerezza ce ne sarebbe stato bisogno in quell’esame, quell’ anno: non solo venne sorteggiato il greco come lingua regina della versione, ma l’autore della stessa si rivelo’ essere Epitteto, sicuramente un fine pensatore, un filosofo stoico che aspirava alla ricerca della felicità. La versione, il cui titolo era: “L’uomo e’ cittadino del mondo?” aveva solo tre punti di riferimento, rappresentati da tre punti interrogativi sparsi fra le righe della stessa. Ed i punti interrogativi, come si sa, raramente offrono sicurezza, offrendo invece per loro natura il seme del dubbio.

Non so come, feci degli ottimi scritti, grazie anche ad un tema di italiano di cui ancora oggi sono orgogliosa, quello sulla piazza. In mezzo a tutto, citai Giovanni Pascoli, tanto che il commissario esterno di italiano mi guardo’ stupito perché non si aspettava un simile collegamento. Ah sì, perché prima del presobenismo Calviniano, mi ero lasciata piacevolmente stupire dal nostro Giovanni Pascoli, in particolare dai “I primi poemetti” su tutti “La digitale Purpurea”, ed “Italy”:


Un bianco borracciol consunto
mettea sul desco ed affettava il pane.
Pane di casa e latte appena munto.
Dicea: “Bimbina, state al fuoco: nieva!
Nieva!” E qui Beppe soggiungea compunto:
Poor Molly! Qui non trovi il pai con fleva!”

da “I Primi Poemetti, Canto IV, Italy, G. Pascoli

Mi impappinai all’ orale, la mia famigerata parlantina (IN PUBBLICO) si sarebbe affinata nei villaggi turistici prima, e nei briefing durante gli eventi poi.

Detto ciò’, nonostante questo preambolo che può sembrare ego referenziato, resto una tiratardi a cui piace stare in giro, leggere il gossip, ridere quando c’e’ la Gialappa’s in tv, ed ogni tanto concedersi qualche programma trash, nonostante qualche sguardo di riprovazione.

Questa per me è la leggerezza, passare dall’ alto al basso e viceversa, lasciandosi sempre uno spazio di manovra, una boccata di aria.

La leggerezza e’ il viaggio che feci in Messico nel 2013, al seguito di un gruppo incentive, a Playa del Carmen.

Il gruppo era molto divertente, e quello conta per il 90%.

Il resto lo fece il mare, il bel tempo, l’atmosfera messicana, e la mia collega Marcelle.

A Marcelle non manca la bellezza, è una modella brasiliana. Non le manca il cervello, perché e’ da quando la conosco che pensa al piano B. Non le mancano le parole, perché oltre a sapersi esprimere in diverse lingue, si confronta con persone di ogni genere e sorta. Non le manca l’ironia, perché ride di se’ e ride con me.

Sul lavoro ho sempre potuto contare su di lei. Quella volta in Messico si occupò lei della delivery dei remind per il check -out il giorno della partenza, al suono di “Baudy, no te preocupe”, così me ne andai #serenacomevenezia in escursione.

Ad essere onesti, fu il secondo giorno di escursione consecutivo.

Il giorno prima ero stata a Isla Contoy, un parco nazionale protetto abitato solo da qualche biologo e popolato da un’infinità di animali fra uccelli, paguri, ed iguane. Il mare è cristallino, e si riflette su di una spiaggia bianchissima abbracciata da palme. Fra le rare costruzioni, un faro che offre una visuale a 360° di questa perla.

Isla Contoy, Messico 2013

Questa e’ la leggerezza, lo spazio che ti serve per la retro, il paio di scarpe per la corsa.

Per molto tempo, in questa isola ha abitato la mia idea di Paradiso.

Il giorno seguente invece ci recammo a Valladolid, e poi a fare il bagno in uni dei circa 7.000 Cenote **della Penisola dello Yucatan (non menziono il Cenote perchè al momento non ricordo quale fosse, ndr).

immagine di archivio, presa da Internet

Non posso definirmi una persona impavida. A vederlo dall’alto il Cenote non aveva un aspetto rassicurante, proprio perché essendo molto profondo l’acqua è blu e non si vede nulla.

Ma cerco di provare tutto almeno una volta nella vita, chiusi gli occhi, non pensai, e mi feci leggera.

Così leggera che il tuffo a contatto con l’acqua dolce, che rende molto lenti e difficili i movimenti, fece si’ che il pezzo di sopra del costume si alzasse, ed io rimanessi con le nudità nell’acqua per un tempo impercettibile. Mentre annaspavo, tentando di ricompormi, sentii delle presenze attorno ai miei piedi. A distanza di anni, non so se più se fossero stati i piedi raminghi dei ragazzi con me in escursione o i tanti pesci che popolano quegli specchi di acqua, ma come detto, la leggerezza fa quello che deve fare, si posa sulle cose, e le ricopre del sapore che vuole.

Al mio rientro, raccontai tutto a Marcelle***, a cena in un posticino locale, di fronte ad una tequila, mentre un gruppo suonava, e ridemmo delle nostre cose, delle nostre varie sfortune, delle nostre cose belle. Mi ricordo anche che finimmo i soldi e l’unico posto in cui si non pagava era la spiaggia, che ci accolse nella notte messicana che sa di colore, calore e buono, con i piedi nudi nella sabbia, i sandali appesi alle dita della mano, la tequila che saliva leggera.

Perché questo è la leggerezza, in mezzo a scatoloni pieni zeppi delle nostre cose è quello un po’ spiegazzato e umido, ma è quello che non bisogna mai dimenticare di lasciare vuoto e non bisogna mai dimenticare di lasciare indietro quando si fa un trasloco.

*https://it.wikipedia.org/wiki/Lezioni_americane

** I Cenote si formano dal collasso di cave rocciose, creando una magnifica piscina naturale di acqua dolce, sotto la cui superficie si nasconde un altrettanto misterioso mondo roccioso sotterraneo. Sono mete molto amate anche da speleologi e sub di tutto il mondo.

***la foto di copertina ritrae me e Marcelle in Portogallo, alcuni anni dopo.

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