In generale nella vita

Notre-Dame ed i fazzoletti di carta nelle tasche dei vestiti.

In tutto il trambusto che sono stati gli ultimi mesi, mi sono dimenticata dell’anniversario della morte di L.

Era la prima volta che mi accadeva da quando è successo, 11 anni fa.

Mi è venuto in mente solo ieri, guidavo la macchina, assorta nei miei pensieri, un raggio di sole mi ha scaldato la guancia, ho abbozzato un mezzo sorriso, e la memoria mi ha riportato indietro nel tempo, al nostro ultimo incontro al Carnevale di Ivrea, fugace casuale e bello al tempo stesso. Un ciao come stai, anche tu qui, scusa corro che non devo perdere gli altri, ci vediamo in settimana alla Solari (la Biblioteca di Storia dentro Palazzo Nuovo, Università degli Studi di Torino)

Fui l’ultima della cerchia di amici a rivederlo, perché di lì a poco ci lascio’, vittima di un tremendo incidente stradale, che si portò via la sua giovinezza, la sua spensieratezza, i suoi sogni.

Tutti i percorsi finiscono. Non solo quelli di vita, come purtroppo è successo a Luca.

Vale per le amicizie, per il lavoro, finiscono le estati, le stagioni, gli anni all’estero. Finiscono gli amori.

I sogni. Che fine fanno quelli, quando ce ne andiamo?

I ricordi. Che cosa resta di noi, quando ce ne andiamo?

Ma di noi, del nostro passaggio, che cosa resta, quando ce ne andiamo?

Notre-Dame è bruciata, pochi giorni fa. Ci vorranno anni per ricostruirla. Come si ripresenterà ai nostri occhi, solo il tempo ce lo dirà.

Notre- Dame in fiamme.

Quello che resta di lei, prima delle immagini del rogo in mondovisione, sono i ricordi nascosti nella nostra mente quando abbiamo fatto la gita a Parigi, quando abbiamo scattato la foto a quella chiesa così particolare, con quel nome importante, con quei Gargoyles lassu’ in cima.

Notre-Dame lascia un’immagine di se’ in tutti noi.

Ma noi, di noi, che cosa lasciamo (negli altri)?

Noi e gli altri siamo protagonisti diversi di diversi percorsi con gli stessi temi e reazioni universali: risate, pianti, drammi, ire funeste, gelosie, passione.

Sta a vedere che alla fine è tutto una formula matematica: quello che noi lasciamo è la somma di tutte le sensazioni che abbiamo scatenato: se abbiamo pianto spesso, penseranno a noi come a dei piagnoni; viceversa, se abbiamo riso molto, penseranno a noi come ai divertenti giullari di corte. Se invece abbiamo fatto i piantagrane, gli altri faranno di tutto per scansarci quando passiamo.

Speriamo di lasciare un’orma, che calzi perfettamente la scarpetta che abbiamo lasciato indietro.

Speriamo di lasciare il ricordo migliore, anzi di aver lasciato il ricordo migliore della parte migliore di noi.

Speriamo di averlo lasciato negli altri, questo ricordo di noi, di averlo buttato fuori, altrimenti -per citare una frase che gira su Facebook- faremo la fine dei fazzoletti di carta lasciati nelle tasche dei vestiti finiti in lavatrice, che ci insegnano che a tenersi le cose dentro non va mai a finire bene.

P.S. L. ha lasciato in me un bellissimo ricordo, perché non ha avuto mai paura di essere se stesso. E fai buon viaggio.

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