In generale nella vita

Adesso me lo dico da sola.

Nell’estate del 2005 stavo preparando l’ultimo esame della triennale, letteratura inglese.

Per amor di precisione, si trattava in realtà del penultimo esame.

L’ultimo avrei dovuto sostenerlo con la mia docente di letteratura americana con cui avevo preparato la tesina, per cui ero più tranquilla.

Il mio penultimo esame era il mio personalissimo ultimo, il mio scatto finale prima del traguardo.

In ballo c’era non solo la mia laurea, ma anche la mia borsa di studio vinta per l’Università di Leicester, in Inghilterra.

Se non avessi passato l’esame, addio consegna tesi, e soprattutto addio Erasmus, una delle cose di cui vado più fiera ad oggi. Per amor di precisione, ecco il punto in cui avrebbero dovuto tagliare le mie personalissime forbici.

Di quel fine luglio mi ricordo solo il caldo infernale, la strada davanti casa chiusa perché da doppio senso sarebbe diventata a senso unico, i sampietrini che sembrava si sciogliessero, le passeggiate con il cane, i viaggi in ospedale a trovare mio padre ed il suo intestino perforato, la tesi che arrancava perché non riuscivo a stare dietro a tutto, le scadenze della prof. che mi batteva il tempo perché mi vedeva distratta.

Forse certi dolori e certe fatiche questo fanno, ricoprono la tua testa di confezioni di uova, affinché il rumore dei ricordi, e del casino della vita in quel momento non ti arrivino dritti in faccia come un frontale.

Di quel giorno, di quell’esame, ricordo solo che indossavo una maglia rosa con le maniche lunghe fino al gomito perché non volevo scoprire le braccia, e ricordo l’aperitivo alla sera ai Murazzi con degli amici.

Mi ricordo vagamente di un ragazzo, amico di amici, con cui avevo parlato forse un paio di volte, che quella sera incontrammo per caso nel locale.

Lui si prese da mangiare, cominciò a parlarmi, e ad un certo punto, forse colpito dalla mia stimolante conversazione, mi porse un grissino prendendolo con la bocca da un’ estremità, come la scena di Lilli ed il Vagabondo con gli spaghetti.

Io ero soprannominata in famiglia “Volpe” per la mia scarsa astuzia nel capire le situazioni, e quella volta non fui da meno, perché presi il grissino con la mano, e me lo cacciai in bocca, spezzando forse la poesia di quel biondino che mi guardava con aria imbarazzata. Da parte mia la poesia, del resto, era cominciata e terminata con la conclusione dell’esame.

A chiusura di quel momento che non ebbe mai evidentemente un seguito, prima di andarsene pero’ mi disse: ” Non posso fare a meno di notare le tue occhiaie, ma anche io vorrei avere un po’ della tua stanchezza, perché si vede che sei soddisfatta.”

Dei giorni successivi a quello lì continuo a non ricordare nulla, se non il caldo, l’uscita di mio padre dall’ospedale, ed una serie di herpes e buchere (piemontesismo per definire i taglietti agli angoli della bocca) che funestarono le mie settimane estive.

Il prosieguo di quella estate lo racconterò in un altro momento, la laurea comunque arrivo’, il mio adorato Erasmus pure.

A distanza di anni, io continuo a soffrire di herpes e buchere in momenti in cui sono particolarmente a terra, il mio meccanismo di autodifesa dal dolore negli anni si è inceppato spesso, causando pianti e scene madri degne di un film, e continuo a portarmi dietro le occhiaie nere quando sono stanca.

In famiglia hanno smesso di chiamarmi “Volpe”, anche se sospetto che ogni tanto lo pensino ancora, ma una cosa posso dire di averla imparata.

Non aspetto più che arrivi il biondino di turno a dirmi che sono stata brava, perché adesso me lo dico da sola.

Lewis Capaldi “Someone you loved”

2 commenti

  • Paola

    Cara Baudy non deludi mai…….incredibile ma vero le persone tremendamente intelligenti, perchè una delle loro forze è l’intelletto, hanno i loro tempi per capire le situazioni……semplicemente perchè capiscono cosa succede intorno a loro solo se e quando è necessario……
    …Non avresti potuto stare con qualcuno insoddisfatto che ti propone un grissino…..i grissini si prendono con le mani e poi magari…….si mangiano insieme.

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