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For what it’s worth- per quello che vale.

Sono sempre stata una piagnona, fin da bambina.

Piangevo quando mio cugino Carlo tingeva di rosso i capelli della mia Barbie che-chissà-come-si-chiamava.

Piangevo quando Carlo (sempre lui) tagliava le code delle lucertole e faceva finta di tirarmele dietro.

Piangevo quando, dopo essere caduta sulla passerella che portava al mare, mia madre mi comprava la granita alla menta, che io inevitabilmente rovesciavo perché cadevo nuovamente sulla passerella.

Tirando le somme, ho pianto e piango molto, ma molte volte sono anche lacrime di gioia, eh.

Le lacrime mi hanno ricordato la triste (ma fiera) storia di Maria Stuarda, regina di Scozia, che di pianti ne ha sicuramente fatti molti al Castello di Edimburgo, in Scozia, e che hanno fatto da colonna sonora alla sua breve parabola.

Incoronata regina (perché rimasta orfana) a nove mesi, regina consorte di Francia per poco più’ di un anno, e poi vedova a 18, torno’ in seguito in Scozia per riprendersi quello che le spettava di diritto, ovvero il trono.

Famosa fu la rivalità con la cugina, la Regina Elisabetta I, che dall’alto della Sua castità protestante non tollerava le bizzarre vicende di cuore dell’antagonista scozzese, animate da un fervente cattolicesimo che mal tollerava.

Due primedonne che avevano capito di non poter condividere la scena, e disposte a tutto pur di oscurarsi.

A chiudere definitivamente la questione ci penso’ dopo anni di ripicche e guerre la regina inglese, che fece decapitare la Scozzese, con l’accusa di alto tradimento.

Sii coraggioso, avrà pensato la Stuarda, vestendosi di colore rosso (colore di martiri cattolici), che prima che la decapitassero pronunciò le sue ultime parole: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum» ovvero: «Signore, nelle tue mani affido il mio spirito»”, mentre si sollevavano le vesti, ed il suo cane da compagnia sgattaiolava fuori.

Fingi di esserlo (coraggioso), avrà pensato Elisabetta I, mentre ne firmava la condanna a morte e macchiandosi di un delitto che l’avrebbe perseguitata tutta la vita.

Morale della storia, che sempre insegna: le cose vanno raramente come avevi pensato, ed i semi germogliano dove dicono loro. Infatti proprio dalla
moralmente discutibile regina scozzese, che mai riusci’ a regnare in santa pace, e che partorì’ quel Giacomo I d’Inghilterra che non vide mai crescere, discende ogni sovrano d’Inghilterra, e l’attuale “The Queen“.

Il Castello di Edimburgo sovrasta la città, maestoso di giorno, magnetico di sera. Visibile da dovunque, si fa ammirare ma si nasconde ieri come difesa e rifugio in caso di attacchi, oggi come monumento e sede militare.

Meta conosciuta, nonostante la ritrosia, è la Cappella di Rosslyn, raggiungibile con il bus n. 37 dal centro della città.

Cappella di Rosslyn

I lavori per la costruzione vennero iniziati nel 1446, per volere del nobile Sinclair che sperava così di potersi guadagnare il lasciapassare per il Paradiso (se abbia poi effettivamente funzionato, non lo sapremo mai).

La Cappella è famosa per le sue fitte decorazioni, nonostante le piccole dimensioni (come si dice- nella botte piccola sta il vino buono, anche se poco), e per essere stata citata prima, ripresa poi, da Dan Brown nel Codice da Vinci, e successivo film, anche se in realtà le riprese vennero fatte in una zona attigua alla cripta (non aperta al pubblico). Per la serie Se non sei, fingi di esserlo.

Il volto della Cappella è tutto decorato da fregi floreali, luna e stelle, al cui interno sono nascosti angeli ed il volto di Cristo.

Dettagli dei fregi sul soffitto

Come nascoste sono le immagini del Green Man, intarsio di un uomo con la faccia nascosta da foglie, che ricorre in più di 100 raffigurazioni sparse in tutta la cappella.

Il Green Men rappresenta il dualismo fra bene e male. La leggenda (di matrice cattolica), racconta che Adamo, cacciato dal giardino dell’Eden perché caduto in tentazione, avesse raccontato in punto di morte al figlio Set (suo terzogenito) l’episodio della cacciata, raccontandogli però della bontà di Dio, ed invitandolo a tornare nel giardino, sotto l’albero della Conoscenza, e guardare oltre, cosa che lui non aveva fatto.

Il figlio, superati i cancelli, finse di essere coraggioso, trovo’ l’albero ed il serpente ormai vecchio, nella medesima posizione in cui il padre li aveva lasciati, guardo’ un pò più in alto e trovo’ 3 semi.

Torno’ dal padre ormai morto, gli mise i 3 semi in bocca, ed il viso del padre si coloro’ di verde, spuntarono le foglie, e fiori’ di colpo.

Perché nelle vite di tutti sono nascosti semi diversi.

Sta a noi scegliere, e sperare di aver scelto bene.

Sperare che le nostre lacrime un giorno smettano di essere di pianto, e diventino lacrime diverse, magari di gioia e soddisfazione.

Sperare di essere coraggiosi, o almeno, provare ad esserlo.

Me and Braveheart

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