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e la luna bussò / alle porte del buio

Dal dicembre 2012 circa ho adottato uno stile riccio, e tendente al lungo. Il mio santo parrucchiere, quando gli ho proposto l’ idea di dare (ancora?) più volume ai capelli mi ha guardata con un perplesso ” Sei sicura? ” e solo di fronte al mio insistere (tanto nel caso li taglio, li ho sempre portati corti) ha esaudito il mio desiderio. Avere una criniera leonina. E portarla con un certo quid, tanto che sono molti i complimenti, e molti i” Vorrei tanto avere i tuoi capelli”. A volte io sorrido compiaciuta, a volte, -in base a chi mi sta davanti, al grado di empatia che si stabilisce, lo ammetto- racconto di quanto i miei capelli siano farina della bravura altrui (ovvero del mio parrucchiere appunto). Ma comunque. 

Mi sono sempre piaciuti i capelli corti. Per lungo tempo, li ho portati anche io. 

Michelle Pfeiffer, ovvero Isabeau del film “Ladyhawke”, con i suoi cortissimi capelli biondi fa impazzire tutti gli uomini della città di Aguillon, in un XIII secolo di un Medioevo qualunque. Fra questi, il perfido Vescovo, che lancia una maledizione per fare in modo che la giovane non coroni il suo sogno d’amore con il soldato Etienne. Di giorno lei diventa falco, di notte lui diventa lupo. Sempre insieme, ma eternamente divisi. Ma arriva l’eclissi, il sortilegio si spezza, l’amore trionfa. 

Isabeau ed il Vescovo

Il film, leggo su Wikipedia, è stato girato (anche in Abruzzo). Io invece ho respirato la stessa sensazione di tenpo trattenuto, di pietre fredde e squadrate, di vesti troppo leggere per il gran freddo,  nella cittadina di Bevagna, in Umbria. Uno dei Borghi più belli d’Italia, coosciuto oggi per la sua manifestazione “Mercato delle Gaite”, che vuole ricreare, attraverso diversi tipi di gara fra le 4 gaite, ovvero i quartieri della cittadina, spaccati di vita quotidiana del Medioevo. Il fotografo Steve Mc Curry, che dell’Umbria sta diventando il cantore a livello internazionale, ha scelto proprio una ragazza di Bevagna con la tradizionale veste come protagonista della locandina della sua mostra “Sensational Umbria”, che staziona da mesi a Perugia.

Se oggi il PIL interno del paesello potrebbe essere cresciuto grazie alla troupe di Don Matteo, una volta la prosperità della città era data dalla sua strategica posizione, lungo la via Flaminia, per molti secoli l’unica strada che collegava Roma con il Nord Italia.
porta Foligno, che si trova all’ingresso della città

La cittadina ha mantenuto intatto e celato il suo fascino per secoli. Un fascino grigio, spoglio, diretto e sincero. Non ci sono orpelli, non ci sono case elaborate, monumenti importanti, grandi santi a cui votarsi. Tranne uno, San Francesco, affrescato in una nicchia, messo là, in un punto qualunque.


affresco del Santo

Il Medioevo, racchiuso in un carillon. Foderato di velluto grigio ma freddo al tatto. La ballerina che si alza, spinta dalla molla, è Piazza Silvestri, una delle più belle di tutta la regione, con la Chiesa omonima del 1190 ca.

Dalla parte opposta della piazza, la chiesa di San Michele, del XII secolo.

Le due Chiese si stagliano una di fronte all’altra, a separarle un acciottolato, ballano al ritmo del coro strumentale della banda del paese, con gli allievi musicisti travestiti da Babbi Natale, con le divise raffazzonate, le barbe d’intralcio ed i guanti con le punte tagliate, per permettere ai polpastrelli di toccare e coprire il tasto giusto. 
Le Chiese sono simili, non eguali. Una ha il campanile, l’altra no. Una ha il rosone, l’ altra no. Entrambe hanno la cripta. Entrambe sono spoglie, al loro interno. Pressochè inesistenti i quadri, i colori.

Difficile scegliere, così lontane da quello che noi conosciamo, dai carillon che abbiamo sui nostri comodini.
Le due chiese – ballerine si muovono in sincro. Energia grezza, assenza di forme sinuose, di richiami ad altri miti, ad altri orizzonti.
Stanno lì, a farsi ammirare. Sempre insieme, eternamente divise.

E.

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